ALLA VIGILIA DEL FESTIVAL DELLA SOSTENIBILITÀ I “RAGAZZI A COLORI” DELLA SCUOLA SEVERI-MANCINI RACCONTANO ARTE SOSPESA

Laboratori, incontri ed esperienze intorno all’Agenda 2030 dell’ONU

Il progetto “Arte Sospesa” è un progetto di carattere sociale organizzato dall’APS “Accademia Musicale Giacomo Puccini” in collaborazione con il “L.L.I.F.E. Project Team”, il Comune e l’I.C Severi-Mancini di Crispiano. Prevedeva come ente promotore la Regione Puglia con il bando pubblico regionale Puglia Capitale Sociale 3.0.

 Il progetto si è sviluppato in sei mesi di attività laboratoriale, in cui venticinque ragazzi dagli 11 ai 15 anni hanno lavorato alla creazione di un fumetto, di un’orchestra sociale e fatto lezioni di teatro. È giunto al termine, con tre serate organizzate dall’Accademia Musicale “G. Puccini”, che si sono svolte al Teatro Comunale di Crispiano con la partecipazione del Maestro Beppe Vessicchio, icona della musica, e dell’attore e regista Alessandro Haber, interprete pluripremiato del cinema e del teatro. Il 24 marzo si è tenuto un workshop con il M° Beppe Vessicchio, al quale hanno partecipato i ragazzi coinvolti nell’orchestra sociale; il 25 marzo si sono esibiti in concerto con l’orchestra diretta dal M° Silvestro Sabatelli. Infine, il 26 marzo si è tenuta la performance di teatro su progettazione di Giuseppina Di Cesare, in presenza dell’attore Alessandro Haber, e la presentazione del fumetto “Tutti Connessi”.

Il progetto “Arte Sospesa”, volto alla diffusione dell’Agenda 2030 dell’ONU, si è concentrato su temi legati alla sostenibilità, sia ambientale che sociale puntando ad abbattere le disuguaglianze. Infatti, durante il concerto sono stati eseguiti i brani: Here’s to you, La libertà, La vita è bella, The mission, Wind of change, Ciuchino Birichino.

Il vero obiettivo del progetto è stato quello di dare ai ragazzi che non hanno l’opportunità di utilizzare strumenti musicali la possibilità di realizzare un sogno facendo parte di un’orchestra, creando un fumetto, o facendo lezioni di teatro. Non si mira infatti a creare un’orchestra professionale, bensì permettere ai ragazzi, in maniera inclusiva e gratuita di partecipare ad un progetto di grande calibro dove possono fare nuove esperienze, esprimersi liberamente e provare emozioni tutte nuove. Questo progetto ci ha permesso di comprendere che ognuno di noi ha dei talenti nascosti, che non siamo a conoscenza di avere, ma se abbiamo la possibilità di tirarli fuori possiamo addirittura scoprire nuove passioni e interessi. Questo è un altro obiettivo che il progetto si prefigge: dare un’occasione da cogliere per esprimere ciò che si è, o si sogna di diventare.

I ragazzi partecipanti al progetto, inoltre, hanno avuto la possibilità di interfacciarsi con il M° Beppe Vessicchio, una grande opportunità poiché si tratta di un’icona della musica al livello internazionale. Soprattutto durante il workshop il maestro ha dato consigli sullo studio della musica e ha risposto alle domande dei ragazzi dell’orchestra dimostrandosi sempre gentile e disponibile.

Ha avuto rilevanza anche il laboratorio di fumetto, con la creazione di un racconto di trenta pagine legate all’Agenda 2030 e ai temi della sostenibilità, realizzate da nove ragazzi guidati da fumettisti esperti provenienti dall’associazione “Studio il Tratto” di Taranto.

Durante l’evento del 26 marzo i “Ragazzi a Colori”, piccolo gruppo incaricato di seguire l’evento per l’Istituto comprensivo “Severi-Mancini”, hanno avuto l’opportunità di intervistare il M° Beppe Vessicchio che ha parlato della sua carriera e di come è nata, collegandosi alla evoluzione della musica nel tempo e all’impatto che essa ha su di noi.

Maestro come ha iniziato il suo percorso musicale e cosa l’ha spinta a diventare direttore d’orchestra?

“Ho avuto la fortuna di avere in casa un fratello che suonava e quindi la musica era presente. Parlo dei miei anni giovanili dove non c’era la radio come adesso, il telefonino con cui stiamo registrando e che permette l’ascolto della musica costantemente a piacere durante il giorno; c’era solo la televisione che incominciava alle 5.30 del pomeriggio, dovevi sperare che nei programmi ci fosse della musica oppure a casa dovevi avere il giradischi e i dischi. Io avevo la fortuna, invece, di avere anche un fratello che suonava la chitarra e la fisarmonica, quindi avevo due strumenti da poter indagare come gioco, ed è grazie a lui se è nata la passione per la musica. Ho cominciato a suonare questi due strumenti e entrambi mi davano gran piacere a suonarli; ero molto incuriosito da quello che suonavo, dal fatto che la musica è un insieme di note, esattamente come un discorso è un insieme di parole e mi incuriosiva come l’insieme delle note fosse organizzato. La chitarra ha le sue limitazioni perché ha solo sei corde, la fisarmonica è uno strumento complesso. In seguito ho iniziato a suonare il pianoforte dove i tasti sono lì davanti a te, dal più grave al più acuto, quindi, ho avuto la possibilità di vedere come le note si potevano organizzare e intrecciare tra loro. Mi sono reso conto che più che interessarmi all’esecuzione dello strumento mi interessava il modo in cui era organizzata la materia e questo è compito prettamente di chi dirige la musica ossia di sapere tutto quello che accade intorno. Un direttore d’orchestra sta al centro dell’orchestra e intorno ha tanto tipi di strumenti diversi che messi insieme creano il contenuto. In effetti per il pianoforte è la stessa cosa; quando studiavo avevo davanti a me tutti i tasti e potevo immaginare di associare a un determinato tasto il suono del flauto e quello del trombone su un altro e questo mi permetteva di immaginare la musica, quindi, la mia professione nasce proprio agli inizi dei miei studi quando io non sapevo neanche che esistesse la figura del direttore d’orchestra, ma mi piaceva sapere cosa ci fosse dentro la musica. Oserei dire che mi piaceva più fare il compositore ovvero colui che compone, mette insieme le cose e di conseguenza il lavoro di direttore d’orchestra è quello di gestire questa materia”.

In che modo la musica può essere un potente mezzo per trasmettere emozioni e messaggi a chi ascolta?

“La musica nasce come esigenza dell’essere umano. Una ventina di anni fa è stato ritrovato uno strumento che risale al Paleolitico, ossia a 35.000 anni fa, quindi vuol dire che l’uomo delle caverne si era già costruito uno strumento, una sorta di flauto. Che cosa significa? Che anche l’uomo della caverna il quale ancora non parlava aveva l’esigenza di usare i suoni per rappresentare aspetti di sogno o di una realtà che aveva visto e di commentare una cosa che era accaduta. Da qui la musica diventa una esigenza dell’individuo e un bisogno che abbiamo. In effetti noi quando parliamo attuiamo un arco melodico, vuol dire che la melodia è dentro di noi e qualche volta la possibilità di organizzarla ci permette di rappresentare le emozioni che viviamo, quindi le emozioni diventano uno strumento per comunicare agli altri, ed ecco perché gli strumenti musicali diventano anche strumenti di comunicazione per diffondere le nostre emozioni”.

Se potesse descrivere la musica in una parola quale sarebbe?

“La musica già di per sé è una parola complessa. La parola musica è una parola che proviene dal greco e aveva un riferimento alle Muse.

Le Muse erano varie ed erano addette a vegliare ciascuna sulla propria disciplina; c’era la musa per la danza, la musa per il canto, la musa per la poesia….

La parola musica esiste da quando si facevano degli spettacoli a intento religioso. Quello che si rappresentava veniva chiamato mousikè, cioè l’insieme delle discipline. La parola infatti raccontava tutto quello che accadeva. Il vero senso della parola musica è vedere il movimento delle cose, sentire la parola, i contenuti e il suono, in tutto questo noi troviamo la più alta espressione; quando, per esempio, nel teatro d’opera guardiamo un melodramma, guardiamo la rappresentazione corporea, il suono degli strumenti e il canto e la parola che narra la vicenda, questo è il senso compiuto della musica. Poi, se vogliamo riferirla ai giorni nostri la musica è uno strumento che ci accompagna in una maniera abbastanza presente, perché oggi, proprio grazie ai mezzi di comunicazione, la musica è presentissima; non c’è video che voi guardate attraverso il telefonino che non abbia il suo commento musicale, non c’è musica che non abbia il suo riferimento visivo. Di fatto un’abitudine che abbiamo consolidata è quella di sentire musica e vedere come questa trova la sua trasposizione in un’immagine”.

L’articolo e l’intervista sono stati ideati e scritti dagli alunni dell’I.C. “Severi-Mancini” partecipanti al progetto “I Ragazzi a Colori” sotto la supervisione della Dirigente Scolastica Prof.ssa Sabrina Lepraro e della Prof.ssa Gabriella Fumarola. Gli autori: Caleandro Agata, Coli Bruno, Faillace Ilari, Faillace Iris, Giannini Martina, Greco Melissa, Lippolis Carla, Locorotondo Marilena, Sasso Ezio Gabriele, Semeraro Monica, Simonetti Samira, Speziale Andrea e Tortorelli Maria Francesca Nadina.